Diorama

Mensile di attualità culturali e metapolitiche diretto da Marco Tarchi

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Elements 92

18 Luglio 2007 Redazione

 

ÉLÉMENTS (Francia)

numero 92 – luglio 1998 – pp. 52 – Ff 35

E’ possibile liberare lo studio degli eventi storici dalla ingombrante tutela di quella cappa di emozioni e passioni che si lega indissolubilmente alla memoria? L’interrogativo è acutamente posto dall’editorialista del numero 92 di Éléments nell’articolo che riproduciamo in queste stesse pagine nella rubrica <osservatorio>, e trova una risposta netta: occorre storicizzare gli eventi restituendoli al loro contesto causale, e per fare questo occorre librarsi al di sopra delle polemiche, spesso strumentali, di cui sono oggetto. Concordiamo pienamente, e sono più o meno vent’anni che lo scriviamo. Quando però Alain de Benoist depone lo pseudonimo di Robert de Herte con il quale sigla abitualmente gli articoli di apertura di Éléments e inaugura il dossier sul comunismo della rivista con un ampio scritto intitolato Nazisme et communisme. Vrais ou faux jumeaux?, ci dà un po’ l’impressione di revocare in dubbio l’affermazione che aveva fatto. Lo spunto da cui muove è il dibattito nato in Francia dalla pubblicazione del Libro nero del comunismo, e il suo argomento forte è una critica della chiusura mentale che ha spinto molti commentatori a negare la comparabilità dell’esperienza staliniana e di quella hitleriana.

L’articolo è interessante, e i lettori italiani potranno prenderne visione in una versione più che raddoppiata, comprendente una seconda parte sinora inedita, nel numero 26 di Trasgressioni, perché le tesi che vi si esprimono meritano attenzione e commento, ma solleva alcune perplessità. Qualcuna di esse l’abbiamo già espressa nell’editoriale Gadgets, rícatti, memoríe del numero 212 di "Diorama", a cui rimandiamo chi non avesse avuto modo di leggerlo. Un’altra è legata al fatto che, per porre sullo stesso piano comunismo e nazionalsocialismo, occorre rispolverare il controverso concetto di totalitarismo – e fin qui niente di male, trattandosi di uno strumento scientifico senz’altro utile – e piegarlo per l’appunto a quegli usi polemici che la necessità di separare storia e memoria sconsiglia vivamente.

Come non ci era parso convincente il Nolte di Nazionalsocialismo e bolscevismo, che per ridurre la dinamica politica dell’Europa fra le due guerre a uno schema di impulso-e-risposta tra contrapposti modelli autoritari ha sfrondato il panorama storico del periodo di elementi essenziali – a partire dagli autonomi processi di crisi delle democrazie liberali, come gli ha ricordato, nel corso di un serrato carteggio, François Furet -, così ci sembra che nel gemellaggio Unione Sovietica – Terzo Reich ora riproposto emergano varie smagliature. Ma sul punto ritorneremo, ben più ampiamente, in altra sede. Per adesso, è doveroso sottolineare che la pars destruens del discorso debenoistiano, specialmente là dove mette il dito sugli indebiti moralismi e le smaccate strumentalizzazioni di chi sostiene l’ "unicità" dell’hitlerismo solo per trovare scusanti ai crimini comunisti, è magistrale.

La sezione documentaria del trimestrale offre comunque altro materiale degno di nota. Ciò si può dire senz’altro degli articoli in cui Charies Champetier (Quand l’URSS pianifiait le surhomme) e di nuovo Aiain de Benoist (L!eugénisme en Chine) smentiscono la favola di un’estraneità dei regimi comunisti alla tentazione eugenetica che ha percorso il XX secolo, e della quale oggi si vorrebbe ascrivere la responsabilità solo alla cultura razzista di una certa destra; ma anche l’intervista a Dominique Venner sugli argomenti trattati nel suo ultimo libro Les Blancs et les Rouges. Histoire de la guerre civile russe, 1917-1921 (Pygmalion/Gérard Watelet) ha di che incuriosire.

Il resto del fascicolo spazia su temi di vario genere con la consueta perizia. Non sprechiamo parole sul colloquio con Guillaume Faye e sulla recensione al libro Le mai 68 de la Nouvelle Droite, perché ne offriamo la traduzione in questo stesso numero di "Diorama". Citiamo invece Le Grand Oeuvre, l’omaggio che una specialista, lsabelle Grazioli-Rozet, rende a Ernst Júnger a pochi mesi dalla sua morte, Sous le soleil de Bernanos, profilo critico dell’opera dello scrittore francese di cui Mondadori ha or ora pubblicato una raccolta di romanzi nella prestigiosa collana dei Meridiani, e "Le Grand Jeu", un’intervista che consente allo studioso di geopolitica Aymeric Chauprade di far sfoggio di un gusto per il realismo politico che non rifugge dall’euroscetticismo e dalla perorazione della causa oggi così impopolare dello Stato nazionale. Come la redazione di Éléments sottolinea, sono tesi che <certamente non mancheranno di urtare le convinzioni europee e "imperiali" di taluni lettori>; ma l’esperienza di certi ambienti insegna che aprirsi al dibattito può far bene.

Nel fascicolo sono inclusi anche le consuete effemeridi, la recensione di Ludovic Maubreuil al film Vampiri di John Carpenter, la cronaca letteraria di Michei Marmin, che questa volta si occupa di Flaubert, Maupassant, Matzneff, Marinie e, a parte, di un volume di ricordi di Vladimir Dimitrijevic ispirato al suo rapporto con il calcio, e un buon numero di offerte di libri e riviste di cui non possiamo non consigliare caldamente la lettura a chi vuole aggiornarsi sul terreno della cultura politica e nel contempo mettere alla prova, o migliorare, la sua conoscenza della lingua francese.

 

(Per acquistare il numero 92 di ÉLÉMENTS bisogna versare 13.000 lire sul conto corrente postale 14898506

Intestato e "Diorama". Su richiesta, procuriamo tutti gli arretrati disponibili della rivista)

 

 

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