Diorama

Mensile di attualità culturali e metapolitiche diretto da Marco Tarchi

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La congiura sacra

18 Luglio 2007 Redazione

 

FILOSOFIA.

Georges Batailie, La congiura sacra, Bollati Boringhieri, Torino 1997, pagg. 304, lire 80.000.

Questo libro, che testimonia l’impegno "impolitico" di Bataille nella seconda metà degli anni Trenta, é aperto da un’introduzione di Roberto Esposito intito lata La comunità della perdita. Vi si sottolinea il "pathos trasgressivo" delle pagine vergate dal pensato re francese e da una piccola cerchia di suoi amici e collaboratori (fra cui Pierre Klossowski e Roger Caillois) " nel fuoco degli anni trenta ". La portata ancor oggi trasgressiva di questa operazione "impolitica" sta innanzitutto nell’aver evidenziato il possibile, pericoloso legame tra democrazia e totalitarismo, in base a un’intrinseca tendenza all’autodistruzione che ai nostri giorni continua a rimanere del tutto ignorata da parte della – disarmante – ma non necessariamente disarmata – sterilizzazione che ne fa la cultura liberale , la quale vede nella democrazia ola soppressione di ogni conflitto. Il fenomeno connesso alla sparizione e alla contemporanea ondata di ritorno della.sacralità si spiega appunto con il fatto che, privando la dimensione politica di qualsiasi aura di pathos e burocratizzandola sempre più, é stato represso – ma anche compresso in un nucleo di forza potenzialmente distruttiva – proprio il mito, ovverosia quel condensato di passionalità " che il razionalismo moderno ha censurato ed escluso dalla sfera pubblica -. Ed é questo che Bataille ha compreso in quell’epoca molto meglio di altri: per contrasta re il fascismo bisogna combattere con esso " ad armi pari -, mantenendo però il ripromesso distacco dalla politica empirica. E’ un po’ quello che è successo in Germania con la cosiddetta emigrazione interna, soprattutto nel caso di Ernst Juenger. Solo che lì é pur sempre di una congiura che é questione, ma, appunto, di una congiura sacra, che sfonda radicalmente l’ambito della "mera" politica.

La prima parte del volume comprende i cinque ed unici numeri (di cui uno doppio) della rivista "Acèphale" editi tra il 1936 e il 1939. I testi più interessanti sono naturalmente quelli firmati dallo stesso Bataille, a partire dal primo che ha dato il titolo a questo libro (impreziosito dai disegni di Andrè Masson), La con giura sacra. la vocazione impolitica del suo autore si fa sentire nello sdegno nei confronti dell’epoca della civilizzazione, il cui livello di degrado impedisce il raggiungimento dell’esperienza estatica. Rimanendo invischiati nella quotidianità e nella materialità domina te dagli interessi di stampo economico, ci si riduce in uno stato di schiavitù. Ciò invece cui tende chi non si accontenta del modo di vita civilizzato é " perdersi nell’estasi, cosa impossibile nel mondo della volgarità istruita ". Ecco allora cosa significa l’impoliticità per Bataille: nè contrastare nè trasformare il mondo, Bensì servirsene con comodità come semplice mezzo e, nello stesso tempo, abbandonarlo, ignorarlo e superarlo, cercando di attingere una diversa e migliore realtà " nell’estasi e nell’amore estatico -. Acèphale: il corpo é intatto, ma la testa recisa. " La vita umana non ne può più di servire da testa e da ragione all’universo ". L’ordine razionale e ragionevole, che fa appunto capo a un unico principio ordinatore (monocefalo), viene fatto saltare nel nome della liberazione dall’asservimento. " L’uomo é sfuggito alla sua testa, come il condannato alla prigione ". In seguito a questa recisione, Dio – insieme allo Stato Leviatano come dio mortale – é morto: Acèphale

pagina trentuno

non é Dio, bensì "un essere che ignora la proibizione". Nel capitolo Nietzsche e la trasgressione del proibito incluso nel libro su La sovranità (il Mulino), Bataille affermerà che Nietzsche " sapeva che una volta toccata la chiave di volta dell’edificio, la terra si staccava "dalla catena del suo sole" ". E la perdita della testa significa per Bataille, come vedremo, attingimento della comunità, di quella comunità della perdita di cui parlava appunto Esposito.

E proprio a Nietzsche che sono dedicati altri due ammirevoli testi dello scrittore francese su cui vale la pena di soffermarsi brevemente. Nel primo, intitolato Nietzsche e i fascisti, si lamenta la strumentalizzazione politica in cui é ingiustamente incorso il pensiero nietzscheano, secondo una divisione tra nietzscheanesimo di destra e di sinistra che é stata paragonata dal Drieu La Rochelle di Socialismo fascista (Ege) a quella tra hegelismo di destra e di sinistra.

Nietzsche era uno spirito libero che si rivolgeva a spiriti liberi, ma la sua esigenza di libertà nei confronti di qualsivoglia utilizzazione strumentale " é stata trattata come sono trattate tutte le cose in un mondo in cui l’attitudine servile e il valore d’utilità sembrano i soli ammissibili ". In un mondo siffatto, una cosa ha valore solo se é utile, ma é proprio il principio d’utili tà a rimanere inutilizzato nel pensiero nietzscheano, dove, paradossalmente, ciò che é inutile acquista un senso maggiore di ciò che é utile, giacchè non si tratta, appunto, di un valore di mera utilità. Va tuttavia sottolineato il fatto che lo stesso Bataille, nell’intenzione di sottrarre Nietzsche a una possibile lettura fascista, ricade a sua volta nella strumentalizzazione connessa al luogo comune, peraltro assai diffuso in quell’epoca, in base a cui il fascismo va ricollegato filosoficamente a Hegel. La linea che da Hegel porta a Gentile e quindi al fascismo veniva del resto avallata da più parti, tanto che, per fare un esempio, la frase mussoliniana citata da Bataille per dimostrare la filiazione hegeliana della dottrina fascista é la stessa citata dal costituzionalista tedesco Gerhard Leibhoiz in un suo saggio sul totalitarismo (ripubblicato nel n. 23 di " Trasgressioni "). Eppure, per indicare la lontananza del pensiero nietzscheano dal fascismo, basta ricordare, come fa lo stesso Batailie, che i fa scisti del regime sono sempre rimasti fermi all’inter pretazione stirneriana di Nietzsche propria del giova ne Mussolinì. E ciò perchè il pensiero dell’autore de La gaia scienza costituisce " un dedalo, cioé tutto il contrario delle direttive che i sistemi politici attuali richiedono ai loro aspiratori ".

In Cronaca nietzscheana, Bataille parla di una verità dionisiaca che – non può essere oggetto di una propaganda ", in quanto si sottrae a qualsiasi declinazione politica per spingersi fino alla dimensione tragica, dove la vita – si perde nella morte ", come dirà Bataille nella lettera a Saint-Paul. Di contro all’unità politica caratterizzata dalla reductio ad unum – dalla " riduzione all’unità ", si leggeva in una delle Proposizioni sul fascismo – si dischiude la " comunità di cuore ., che ritrova il pathos della comunità grazie al l’immagine della tragedia. La comunità della perdita é la comunità senza testa: acèphale, appunto.

La seconda parte del libro si intitola Acephale: la società segreta e si addentra nel vivo dei carteggi che costituiscono la tessitura ordita dai congiurati, che si concluderà d’altronde con lo scioglimento delle sue trame. Ciò che di essa rimane vivo é in primo luogo, ancora una volta, lo sfondamento operato nei con fronti delle suddivisioni politiche in voga. – Noi ci pro poniamo di riunirci al fine di individuare insieme i problemi che si pongono per coloro che attualmente, radicalmente opposti all’aggressione fascista, ostili senza riserve alla dominazione borghese, non possono più confidare nel comunismo ". Questo disprezzo verso le faziosità politiche dipende dalla coscienza della loro limitatezza, che é la causa prima della deriva economicistica di cui é caduta in balla l’umanità. " Fino a quando gli uomini dimenticheranno la vera natura della vita terrestre, che esige l’ebbrezza estatica e il fulgore, questa natura potrà presentarsi all’attenzione dei contabili e degli economisti di ogni partito soltanto abbandonandoli ai risultati più compiuti della loro contabilità e della loro economia -. Ma l’uomo non é solo un essere consumistico: " non é soltanto uno stomaco da riempire, ma un sovrappiù di energia da prodigare". Si delinea qui a tinte forti la concezione batailleana del dispendio (dèpense), che libera l’uomo dalla schiavitù e lo rende cosciente della sua virilità, che lo proietta in un’esistenza uni versale che mette in gioco la sua stessa vita fino a confonderla " nell’orgia con la morte ". " Soltanto il sole che prodiga la sua forza, che si abbandona senza fine a una perdita di energia abbagliante, e l’uomo che perde il suo seme nell’orgasmo, e chi, per la sua fede, fa il tragico dono della propria vita danno un senso all’esistenza ". L’impoliticità di questa verità dionisiaca risalta chiaramente, perchè mai essa potrà servire da fondamento a una vita basata sulle leggi " della necessità e della paura ", a una vita, cioé, che abbia paura della morte.

Manuela Alessio

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