Diorama

Mensile di attualità culturali e metapolitiche diretto da Marco Tarchi

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NUova storia contemporanea

18 Luglio 2007 Redazione

NUOVA STORIA CONTEMPORANEA (Italia), numero 1, novembre dicembre 1997, 172 pp, lire 20.000

Le spiacevoli vicende che hanno portato alla chiusura di Storia contemporanea pochi mesi dopo la morte del suo ideatore e direttore Renzo De Felice sono note: la divisione degli allievi del biografo di Mussolini e alcune incertezze dell’editore hanno condotto a un risultato che ha scatenato polemiche e rimpianti.

Per sedare le une e gli altri, ad un gruppo di studiosi di formazione defeliciana é parso opportuno lanciare una nuova iniziativa, che nel titolo e nei contenuti si ponesse nella scia della precedente pur senza ambire ad esserne un clone.

E’ nata così Nuova Storia Contemporanea, un bimestrale diretto da Francesco Perfetti che l’editore Luni ha mandato in libreria e in edicola, per il primo numero, in ben cinquantamila copie, azzardando la scommessa di una "popolarizzazione" degli studi storici basata non sull’appeal grafico e fotografico o sulla banalizzazione narrativa dei temi trattati, ma sulla qualità dei contributi pubblicati e su quell’immagine di coraggiosa imparziali à di cui Renzo De Felice, per molti frequentatori del a ti cultura italiana, é diventato un simbolo (purtroppo, al momento, insostituibile). Quanto difficile sia vincere questa sfida é facile immaginario; ed é una ragione di più per augurare a chi se ne fa carico il massimo successo.

A giudicare dagli esordi, qualche mossa azzeccata é già stata fatta per raggiungere lo scopo. Ci riferiamo in particolare all’ampliamento del quadro disciplinare della pubblicazione, il cui comitato scientifico si é aperto a politologi, sociologi, storici di proiezione extra-accademica: é confortante vedere raccolti nel comitato scientifico, tanto per fare solo qualche nome, Pierre Chaunu e Antonio Costa Pinto, Stephen Fischer-Galati e Juan J. Linz, Luigi Lotti e Sergio Romano, Hagen Schuize e Jean Tuiard (e persino Edward Luttwak, a condizione che operi da storico militare e non da politologo militante tardo-reaganiano, come.ha la deprecabile abitudine di fare in sede pubblicistica). Chi ha letto il volume I fascisti pubblicato da Ponte alle Grazie sa che, da sinergie di questo genere, possono scaturire esiti molto felici. E del resto non potremmo non far fede alle qualità e all’energia della coppia redattore-capo/coordinatore redazionale, che ha in Giuseppe Parlato e in Paolo Nello due eccellenti interpreti.

Dal sommario del primo fascicolo é sin troppo facile estrarre, come pezzo forte, la voce Fascismo che Renzo De Felice scrisse alla fine degli anni Sessanta per un’enciclopedia tedesca salvo vedersela rifiutare cper un dissenso interpretativo ed ottenere – ci informa Rudolf Lill – "che il testo ampiamente rivisto non uscisse con la propria firma". L’inedito non é spurgato vede la luce a trent’anni dalla stesura, ed é effettivamente un documento interessante, anche perchè mostra come, all’epoca, De Felice accettasse quella idea del fascismo come movimento tendenzialmente universale che poi (a torto) accantonò. Se é lecito criticare un grande studioso, si può dire che la sezione sui movimenti fascisti extraitaliani pecca di una certa vaghezza, ma la prima parte del testo mostra già tutte le qualità del suo autore.

Lo spazio, ovviamente, ci impedisce di commentare come vorremmo ognuno degli articoli raccolti nel "bimestrale di ricerche e studi storici e politici sull’età contemporanea". Nella lettura, la nostra attenzione si é comunque concentrata su tre interventi contenuti nella sezione dei saggi e su uno di quelli collocati fra le "Note e discussioni". Ci riferiamo, fra i primi, a Renzo De Felice, ovvero la storia senza pregiudizi, in cui Francesco Perfetti ricostruisce nei particolari l’evoluzione del nucleo tematico e del metodo del maestro, sottolineando la sua convinta estraneità " ai condizionamenti politici, ideologici, moralistici " a Revisioni storiche e revisioniamo storiografico di Ernst Nolte, ennesima puntata di una discussione resa necessaria dalla malafede dei chierici che preferiscono ossequiare il pensiero unico piuttosto che inoltrarsi sulla faticosa via della ricerca avalutativa; a Ottocento e Novecento: ideologie e illusioni di François Furet, breve esercitazione sul tema del futuro della rivoluzione nell’era politica delle liberaldemocrazie. Nel secondo caso, la sottolineatura é per Fascismo italiano, nazionalsocialismo e altri fascismo di Giuseppe Parlato, le cui tesi per più di un verso si distanziano dalle nostre (specie laddove l’esistenza di uno "specifico universale" fascista viene defelicianamente negata ed elementi di circostanza – le condizioni di manifestazione del fenomeno – vengono sovrapposti a fattori di sostanza, quali la visione del mondo e il modello di organizzazione sociale e sta-

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tuale coltivati dai diversi movimenti fascisti sparsi in tutt’Europa ed oltre), ma nondimeno meritano di essere meditate. Una segnalazione particolare la merita inoltre Cantimori, Schmitt e il nazionalsocialismo di Paolo Simoncelli.

Ciò non significa, ovviamente, che gli altri articoli sia no di poco o comunque minor conto: la nostra é, per parlar forbito, una selezione puramente idiosincratica o, se si preferisce, fondata su interessi personali di studio e ricerca. Chi acquisterà Nuova Storia Contemporanea potrà invece apprezzare anche 1789-1917. Furet, una storiografia per distinguere di Luigi Compagna, Gli interessi inglesi e la prospettiva sionista: alle origini della Dichiarazione Balfour di Arturo Marzano, Il secolo contraffatto di Luciano Pellicani, Gli archivi del Cremlino e la Rai di Giorgio Petracchi, nonchè il documento di Alfredo Pizzoni, presidente del Cinai, curato da Alfredo Neglie e da lui intitolato La questione della frontiera orientale italiana tra Cin e Alleati. Deposizione al processo per l’eccidio di Porzus: un argomento oggi alla portata anche dei non addetti ai lavori. Una nota editoriale informa che a partire dal secondo numero, la formula prescelta per la rivista entrerà "a regime", con nuove rubriche, fra cui una di anticipazioni e inediti. E, si auspica, verrà fatta piazza pulita degli sgradevoli refusi che, per colpa di un’obbligata fretta, in questo primo fascicolo hanno invaso persino le pagine di copertina e il colophon.

(L’abbonamento e NUOVA STORIA CONTEMPORANEA costa 100.000 lire per 6 numeri. Versamenti sul ccp n. 40315202 di Luni Editrice, corso Monforte 15, 20122 Milano. Singole copie possono essere ordinate contrassegno o con versamento in ccp alla nostra redazione)

 

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