Diorama

Mensile di attualità culturali e metapolitiche diretto da Marco Tarchi

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Tellus 20

18 Luglio 2007 Redazione

                                                                               TELLUS                                                   

  numero 20 maggio 1998  pp. 40 lire 10.000

 Rientriamo in Italia nel modo più soffice possibile: scegliendo cioè un periodico che da un lato è molto attento ai dibattiti intellettuali europei e dall’altro scavalca i limiti degli Stati nazionali valorizzando le culture locali. Parliamo di Tellus, quadrimestrale di "geografia delle idee" già positivamente recensito su queste pagine per la sensibilità dimostrata verso temi a noi cari (comunitarismo, radicamento identitario, diritti dei popoli, visione ecologica del mondo), che insiste su una linea di lodevole attenzione alle idee non conformiste.

L’intento è ribadito, nel ventesimo numero, dall’editoriale del direttore Marco Baldino Metafore locali. La cultura dell’autonomia, che delinea – con un linguaggio dalla densità filosofica persino eccessiva, come è d’uso ormai in troppi ambiti intellettuali – la aspirazione alla <costruzione di una topologia delle autonomie>,. Sotto questa formula di non facile decifrazione si cela un elogio dell’autogoverno, inteso come riconduzione delle funzioni governative alla dimensione del rapporto tra persone e non di mera dipendenza "da entità impersonali e tanto più totalitarie come lo stato, la legge, la ragione, la chiesa, tutte promulgatrici di leggi universali", per dirla con Max Stirner. Elogio, fondato sull’interpretazione del principio di libertà non come lo intende l’ideologia liberale, ovvero come "ciò che non ha alcuna direzione e che viene trascinato a casaccio dalle forze della necessità", ma come "ciò che sa mantenersi saldo nel cuore della necessità secondo una propria piega" con un atteggiamento "titanico".

Tessere le lodi dell’autonomia non significa, ovviamente, parlare con un’unica lingua. E il fascicolo di Tellus ne offre ampia prova, offrendo nella sezione denominata "vie del dialogo,, scenari – e linguaggi, e impostazioni – assai diversi. Chi è avvezzo alle nostre colonne probabilmente apprezzerà un articolo come Il "crimine" etnopluralista di Marco Tarchi, serrata critica al modello integrazionista di articolazione della complessità (etnica, linguistica, di tradizioni e consuetudini) che ormai innerva la realtà europea, mirata a correggere le storture interpretativi a cui è sottoposto dai critici l’alternativo modello differenzialista, accusato addirittura di criptorazzismo dai fautori dell’omologazione universale. Meno condivisibili gli appariranno invece sicuramente scritti come Evadere nel luogo del Collettivo 33 (un gruppo di riflessione napoletano), divagazione politico-filosofica intrisa di quel culto del paradosso e del divertissement linguistico che è tipico di tuttii seguaci di Derrida. Lo stesso discorso, fatte le debite differenze, può valere per gli altri due interventi compresi nella sezione: Il munícípio come realtà politíca di Pietro M. Toesca, colto esercizio di utopia ove si ipotizzano, in tempi di globalizzazione trionfante, "la riattivazione della produzione locale a mercato interno e la riduzione del grande traffico mercantile alle merci rare", e l’ampio saggio su Foucault e la ragione político-pastorale di Ottavio Marzocca, docente di Antropologia filosofica presso l’università di Bari..

Il fascicolo di Tellus, questa volta particolarmente impegnativo, prosegue con le sezioni "Documenti" (dedicata al tema Popolazioní alpíne e cittadini meridíaní e comprendente un interessante manifesto dei cittadini merídiani che ha per promotori, fra gli altri, Franco Cassano e Vittorio Dini), "Archeo,, (ove è riprodotto un saggio del 1915 di Cesare Battisti su La razza montaníná), ,Avvicinamenti, "Prosa verso luce", Nella sezione "Letture", si segnala una motivata critica del già citato Collettivo 33, esempio – fra i tanti – di quel cedimento alle mode filosofiche francesi dell’ultimo ventennio che tanti danni ha fatto alle scienze sociali in Italia. Degna di nota è soprattutto la decostruzione della nozione passepartout di "campo nazista", operata dal recensore Riccardo De Benedetti. Con la creazione di questo stereotipo del Male assoluto, leggiamo nell’articolo, "sembra proseguire l’interpretazione terzointernazionalista del fascismo come espressione finale e completa del capitalismo. Il gulag, viceversa, non appartiene alla storia dei "campi", non realizza nessuna logica storica, non è la prosecuzione di nulla, anzi non c’è, non esiste perché non è pensabile nello sviluppo del capitalismo. [… ] La funzione del modello "campo nazista" è quella di non lasciare spazio ad altre filiazioni, ad altre genesi e strutture, in modo che l’evento "crollo del comunismo" appaia come il meteorite provvidenziale che libera la possibilità di parlare del comunismo senza la pietra d’inciampo della sua realizzazione>,. Parole sante, tanto più se a pronunciarle non è uno dei tanti politici di complemento provvisti di patentino accademico, che potrebbero farne un uso strumentale, ma un osservatore disincantato del le avventure del pensiero contemporaneo.

 

(TELLUS è diffuso nel circuito delle librerie Feltrinelli. L’abbonamento costa 22.000 lire da inviare sul conto corrente postale numero 10540235 Intestato alle edizioni Labos, via Ninguarda, 23017 Morbegno)

 

 

e-mail : labos@novanet.it

Web site : www.novanet.it/vvol/stampa/tellus/index.html

Rientriamo in Italia nel modo più soffice possibile: scegliendo cioè un periodico che da un lato è molto attento ai dibattiti intellettuali europei e dall’altro scavalca i limiti degli Stati nazionali valorizzando le culture locali. Parliamo di Tellus, quadrimestrale di "geografia delle idee" già positivamente recensito su queste pagine per la sensibilità dimostrata verso temi a noi cari (comunitarismo, radicamento identitario, diritti dei popoli, visione ecologica del mondo), che insiste su una linea di lodevole attenzione alle idee non conformiste.

L’intento è ribadito, nel ventesimo numero, dall’editoriale del direttore Marco Baldino Metafore locali. La cultura dell’autonomia, che delinea – con un linguaggio dalla densità filosofica persino eccessiva, come è d’uso ormai in troppi ambiti intellettuali – la aspirazione alla <costruzione di una topologia delle autonomie>,. Sotto questa formula di non facile decifrazione si cela un elogio dell’autogoverno, inteso come riconduzione delle funzioni governative alla dimensione del rapporto tra persone e non di mera dipendenza "da entità impersonali e tanto più totalitarie come lo stato, la legge, la ragione, la chiesa, tutte promulgatrici di leggi universali", per dirla con Max Stirner. Elogio, fondato sull’interpretazione del principio di libertà non come lo intende l’ideologia liberale, ovvero come "ciò che non ha alcuna direzione e che viene trascinato a casaccio dalle forze della necessità", ma come "ciò che sa mantenersi saldo nel cuore della necessità secondo una propria piega" con un atteggiamento "titanico".

Tessere le lodi dell’autonomia non significa, ovviamente, parlare con un’unica lingua. E il fascicolo di Tellus ne offre ampia prova, offrendo nella sezione denominata "vie del dialogo,, scenari – e linguaggi, e impostazioni – assai diversi. Chi è avvezzo alle nostre colonne probabilmente apprezzerà un articolo come Il "crimine" etnopluralista di Marco Tarchi, serrata critica al modello integrazionista di articolazione della complessità (etnica, linguistica, di tradizioni e consuetudini) che ormai innerva la realtà europea, mirata a correggere le storture interpretativi a cui è sottoposto dai critici l’alternativo modello differenzialista, accusato addirittura di criptorazzismo dai fautori dell’omologazione universale. Meno condivisibili gli appariranno invece sicuramente scritti come Evadere nel luogo del Collettivo 33 (un gruppo di riflessione napoletano), divagazione politico-filosofica intrisa di quel culto del paradosso e del divertissement linguistico che è tipico di tuttii seguaci di Derrida. Lo stesso discorso, fatte le debite differenze, può valere per gli altri due interventi compresi nella sezione: Il munícípio come realtà politíca di Pietro M. Toesca, colto esercizio di utopia ove si ipotizzano, in tempi di globalizzazione trionfante, "la riattivazione della produzione locale a mercato interno e la riduzione del grande traffico mercantile alle merci rare", e l’ampio saggio su Foucault e la ragione político-pastorale di Ottavio Marzocca, docente di Antropologia filosofica presso l’università di Bari..

Il fascicolo di Tellus, questa volta particolarmente impegnativo, prosegue con le sezioni "Documenti" (dedicata al tema Popolazioní alpíne e cittadini meridíaní e comprendente un interessante manifesto dei cittadini merídiani che ha per promotori, fra gli altri, Franco Cassano e Vittorio Dini), "Archeo,, (ove è riprodotto un saggio del 1915 di Cesare Battisti su La razza montaníná), ,Avvicinamenti, "Prosa verso luce", Nella sezione "Letture", si segnala una motivata critica del già citato Collettivo 33, esempio – fra i tanti – di quel cedimento alle mode filosofiche francesi dell’ultimo ventennio che tanti danni ha fatto alle scienze sociali in Italia. Degna di nota è soprattutto la decostruzione della nozione passepartout di "campo nazista", operata dal recensore Riccardo De Benedetti. Con la creazione di questo stereotipo del Male assoluto, leggiamo nell’articolo, "sembra proseguire l’interpretazione terzointernazionalista del fascismo come espressione finale e completa del capitalismo. Il gulag, viceversa, non appartiene alla storia dei "campi", non realizza nessuna logica storica, non è la prosecuzione di nulla, anzi non c’è, non esiste perché non è pensabile nello sviluppo del capitalismo. [… ] La funzione del modello "campo nazista" è quella di non lasciare spazio ad altre filiazioni, ad altre genesi e strutture, in modo che l’evento "crollo del comunismo" appaia come il meteorite provvidenziale che libera la possibilità di parlare del comunismo senza la pietra d’inciampo della sua realizzazione>,. Parole sante, tanto più se a pronunciarle non è uno dei tanti politici di complemento provvisti di patentino accademico, che potrebbero farne un uso strumentale, ma un osservatore disincantato del le avventure del pensiero contemporaneo.

 

(TELLUS è diffuso nel circuito delle librerie Feltrinelli. L’abbonamento costa 22.000 lire da inviare sul conto corrente postale numero 10540235 Intestato alle edizioni Labos, via Ninguarda, 23017 Morbegno)

 

 

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