DIORAMA

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Le ragioni del torto - Editoriale dal n. 368 di Diorama

 Aggressione. Basta un sostantivo, o la sua versione aggettivata, per chiudere ogni tentativo di riflessione in sede pubblica su premesse, svolgimento e conseguenze della guerra in corso tra Russia e Ucraina. Chiunque si ...

Aggressione. Basta un sostantivo, o la sua versione aggettivata, per chiudere ogni tentativo di riflessione in sede pubblica su premesse, svolgimento e conseguenze della guerra in corso tra Russia e Ucraina. Chiunque si azzardi a varcare la linea rossa della condanna dell'aggressore è immediatamente bollato come un suo sostenitore (collaborazionista è ancora meglio, perché evoca l' �intelligenza col nemico� di quanti si schierarono dalla parte dei tedeschi nel secondo conflitto mondiale), schedato in una lista nera, additato al disprezzo e consegnato ai sermoni e/o ai lazzi di editorialisti e conduttori di talk show.



Il pluralismo delle opinioni, che a detta dei teorici della democrazia liberale ne sancirebbe la superiorità etica su qualunque forma alternativa di governo, qui non vale più. Sono opinioni pericolose, instillano veleno, distolgono dal discernimento del discrimine che passa tra il Bene e il Male. Non bisogna discuterle ma combatterle.





Cosa distingua la democrazia dall'autoritarismo � per non dire da una sottile ma tangibile aspirazione a replicare alcuni dei caratteri fondamentali del totalitarismo �, di fronte ad una simile situazione non è più molto chiaro. È ormai evidente il desiderio crescente della gran parte degli esponenti della classe mediatico-intellettuale (sempre più simile, nella funzione di supporto al sistema, del �complesso militar-industriale� di cui i politologi parlavano come del supporto del regime sovietico) di fare piazza pulita di obiezioni e dissidenti, di impartire un credo ufficiale indiscutibile all'intera popolazione, di fare del proprio punto di vista una versione aggiornata dei comandamenti scolpiti nelle Tavole della Legge. E per qualche ultrà del settore anche solo cercare di individuare i meccanismi che hanno portato all'odierno conflitto è un tradimento dell'�Occidente�, eretto a indiscutibile Leviatano della nostra epoca e a sinonimo di quella �civiltà� che è negata a chi non si riconosce, senza se e senza ma, nei suoi principi � anzi, meglio, valori.





Sul clima di intolleranza che questo atteggiamento sta alimentando ci siamo già espressi su queste colonne, e tutto ciò che potremmo fare per tornarci sopra sarebbe aggiornare il ricco catalogo delle sue manifestazioni. Ma sarebbe tempo sprecato. A chi mantiene un briciolo di capacità critica nella lettura degli eventi, il dilagare dell'isteria informativa e deformativa non può che apparire palese. Giornali, tv, radio si sono trasformati � non solo in Italia � in una gigantesca camera dell'eco in cui i sacerdoti e i chierichetti dell'occidentalismo recitano le loro condanne rituali, indirizzano moniti ai renitenti e formulano rosee profezie sulla certa vittoria di buoni sui cattivi. Il senso della realtà latita a tal punto da far dubitare che ne sia rimasta la benché minima traccia, se ai vertici delle istituzioni si sente dire che �non esistono più zone di influenza delle grandi potenze� (Sergio Mattarella, 5 luglio 2022) e se il quotidiano più diffuso in Italia, all'indomani della conquista da parte russa di Lysychansk, presenta l'accaduto con le parole di un soldato ucraino ad avviso del quale �la vittoria è nostra� e lo commenta raccontandoci che �Zelensky detta le sue condizioni� per sedersi ad un ipotetico tavolo negoziale.





Quanto questo clima di intimidazione e sopraffazione di ogni voce critica possa durare, non è facile ipotizzare. Meno arduo è avanzare previsioni sulle conseguenze che l'arruolamento dei governi europei nella crociata antirussa preparata, voluta e sfruttata, attraverso la Nato e le influenze/pressioni dirette sui leaders dei diversi paesi, dagli Stati Uniti d'America avrà sugli Stati del Vecchio continente e, soprattutto, sulle loro popolazioni. Saranno danni pesanti, di cui come sempre saranno vittime non gli intellettuali, i parlamentari o i giornalisti ma coloro che vivono con bassi redditi. Più il conflitto dura, grazie alla comoda e vile cobelligeranza di chi non rischia la vita di un solo uomo ma spedisce armi a Kiev, più gli effetti sull'economia e sulla società dei paesi dell'Unione europea si faranno duramente sentire.





Ciò dovrebbe far riflettere anche chi, per antiche convinzioni, continua a pensare che violare il principio di integrità territoriale di uno Stato sovrano sia stato un errore, e che di fronte alle innegabili provocazioni del �blocco occidentale� ai confini russi, sarebbe stato preferibile limitare le operazioni militari ad un accentuato sostegno agli insorti del Donbass, puntando, di fronte all'opinione pubblica internazionale, sul mancato rispetto degli accordi di Minsk, che avrebbero dovuto concedere alle regioni di Lugansk e Donetsk, abitate da popolazioni culturalmente legate alla Russia, un'ampia autonomia, per poi organizzare sotto controllo internazionale un referendum sulla loro possibile indipendenza. Le cose sono andate così ed è ozioso soffermarsi sulle occasioni perdute. A questo punto urge capire che cosa sia ancora possibile fare per uscire dal vicolo cieco in cui ci si è impantanati e, compito ancora più urgente, per evitare che la cortina di ferro che Usa, alleati e vassalli stanno costruendo sul confine orientale dell'Europa diventi la premessa e il pretesto di una nuova guerra mondiale, questa volta per il predominio assoluto degli States sull'intero globo terrestre.





In quest'ottica, il primo passo da compiere è � nella piena consapevolezza degli anatemi che ne seguiranno, nel contesto della caccia alle streghe in atto � ascoltare le ragioni del torto, per riprendere una formula che in altre occasioni è stata opportunatamente propostai, cioè prendere in considerazione le argomentazioni e le richieste di quel protagonista della guerra in atto che è oggetto di una vera e propria messa al bando dalla comunità civile (occidentale) ma mantiene più che mai il ruolo-chiave nella decisione dei rapporti futuri fra l'Europa e l'Oriente, ovvero Vladimir Putin.





Caricaturato nei modi più triviali, fatto passare sistematicamente per pazzo e sanguinario, bersagliato da ogni genere di illazioni, trasformato mediaticamente nel nuovo Hitler o nel nuovo Stalin a seconda del colore politico dei denigratori, rappresentato come la nuova incarnazione del fascismo o della �destra radicale� da accademici che sotto la maschera dello studioso hanno mantenuto la natura del militante nutrito di ideologia (estremista), e assunto apertamente a bersaglio di una strategia di regime change, il presidente della Federazione Russa si è lasciato prendere la mano dai toni della propaganda nell'intervento televisivo con cui ha preannunciato l'attacco al paese confinante, certamente controproducente al di fuori dei confini del suo paese, ma negli ultimi tempi ha esposto alcune considerazioni su cui le menti libere da pregiudizi e schematismi ideologici dovrebbero meditare, per capire come ci si dovrebbe comportare per uscire dall'odierno labirinto bellico e geopolitico. In particolare, sono da rilevare alcuni passaggi del discorso che Putin ha tenuto alla sessione plenaria del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo lo scorso 17 giugnoii.





In quella sede, al di là della scontata minimizzazione delle ricadute delle sanzioni occidentali e delle rassicurazioni sulla tenuta dell'economia russa, il presidente russo ha affrontato temi di natura geopolitica su cui è opportuno soffermarsi, riprendendoli per esteso.





Putin ha parlato ad esempio di �un momento difficile per l'intera comunità mondiale, in cui l'economia, i mercati e gli stessi principi del sistema economico globale sono sotto attacco. Molti legami commerciali, produttivi e logistici, che in precedenza erano stati interrotti dalla pandemia, stanno ora attraversando nuove sfide. Inoltre, concetti chiave per gli affari come reputazione aziendale, inviolabilità della proprietà e fiducia nelle valute mondiali sono stati completamente minati. Minati, sfortunatamente, dai nostri partner in Occidente, e ciò è stato fatto intenzionalmente, per motivi di ambizione, per preservare illusioni geopolitiche superate�.





Proseguendo, ha sviluppato un ragionamento di fondo che ci sembra cruciale per capire quale logica � perché ce n'è una, eccome, checché ne pensino gli �analisti con l'elmetto� al servizio di Nato e Washington � abbia ispirato e stia influenzando le mosse del governo russo in questa crisi: �l'era dell'ordine mondiale unipolare è finita�, ha sostenuto il leader del Cremlino, �nonostante tutti i tentativi di conservarlo con ogni mezzo. I cambiamenti sono un corso naturale della storia, poiché la diversità di civiltà del pianeta, la ricchezza delle culture è difficile da combinare con modelli politici, economici e di altro tipo, modelli che qui non funzionano, modelli che siano brutalmente, senza alternative, imposti da un centro. Il difetto sta nell'idea stessa secondo la quale ce n'è uno, seppur un potere forte con una cerchia ristretta di Stati prossimi o, come si suol dire, ammessi ad esso, e tutte le regole degli affari e delle relazioni internazionali, quando necessarie, sono interpretate esclusivamente nell'interesse di questo potere, funziona in una direzione, il gioco va in una direzione. Un mondo basato su tali dogmi è decisamente insostenibile. Gli Stati Uniti, dopo aver dichiarato la vittoria nella Guerra Fredda, si sono dichiarati i messaggeri del Signore sulla terra, che non hanno obblighi, ma solo interessi, e questi interessi sono dichiarati sacri. Non sembrano notare che negli ultimi decenni si sono formati nuovi potenti centri sul pianeta e sono sempre più forti. Ciascuno di essi sviluppa i propri sistemi politici e istituzioni pubbliche, attua i propri modelli di crescita economica e, naturalmente, ha il diritto di proteggerli, di garantire la sovranità nazionale. Si tratta di processi oggettivi, di cambiamenti tettonici veramente rivoluzionari nella geopolitica, nell'economia globale, nella sfera tecnologica, nell'intero sistema delle relazioni internazionali, dove è in forte crescita il ruolo di stati e regioni dinamici e promettenti, i cui interessi non possono più essere ignorati. È un errore credere che il tempo dei cambiamenti turbolenti possa, per così dire, stare fuori, aspettare, che presumibilmente tutto tornerà alla normalità, tutto sarà come prima. Non lo sarà. Tuttavia, sembra che le élites dominanti di alcuni stati occidentali siano proprio in questo tipo di illusione. Non vogliono notare cose ovvie, ma si aggrappano ostinatamente alle ombre del passato. Ad esempio, si ritiene che il predominio dell'Occidente nella politica e nell'economia globali sia un valore immutabile ed eterno. Niente è eterno. Inoltre, i nostri colleghi non si limitano a negare la realtà. Stanno cercando di contrastare il corso della storia. Pensano in termini del secolo scorso. Sono prigionieri delle proprie delusioni per i paesi al di fuori del cosiddetto miliardo d'oro, considerano tutto il resto come la periferia, il loro cortile, li trattano ancora come una colonia e le persone che vivono lì le considerano persone di seconda classe, perché essi stessi si considerano eccezionali. Se sono eccezionali, allora tutti gli altri sono di seconda classe�.





Sono parole sul cui significato è impossibile equivocare, e che, al di là delle proiezioni sugli auspicati scenari futuri, denotano un innegabile realismo. Ma Putin è andato oltre l'analisi, lasciando intendere le direttrici dell'azione russa dinanzi alla realtà descritta � molto meno fantasiosa, ci sia consentito dire, di chi favoleggia di estinzioni delle sfere di influenza pur essendo ai vertici di un paese che è fra quelli che più ne sono succubi.





�Da qui�, ha insistito Putin, �l'instancabile desiderio di punire, schiacciare economicamente chi si distingue dalle file generali, non vuole obbedire ciecamente. Inoltre, impongono rudemente e spudoratamente la propria etica, le proprie opinioni sulla cultura e idee sulla storia, e talvolta mettono in discussione la sovranità e l'integrità degli Stati, creano una minaccia alla loro esistenza. Basti ricordare il destino della Jugoslavia e della Siria, della Libia e dell'Iraq. Se qualche ribelle non può essere perseguitato, pacificato, allora cerca di isolarlo o, come si dice ora, di �cancellarlo�. Si ricorre a ogni cosa, anche lo sport, il movimento olimpico, la cancellazione della cultura, i capolavori dell'arte, per il solo motivo che i loro autori sono di origine �sbagliata�. Questa è la natura dell'attuale attacco di russofobia in Occidente e delle folli sanzioni contro la Russia. Folli e, direi, sconsiderate. Il loro numero, così come la velocità di comminazione, non conosce precedenti�.





Molte considerazioni Putin le ha poi rivolte alla denuncia del degrado dell'attuale situazione economica, additando nei paesi occidentali, e segnatamente negli Usa, i responsabili delle errate politiche che l'hanno determinata e sostenendo che accusare l'attacco all'Ucraina come un fattore determinante della crisi è una scelta strumentale ed ipocrita. Per poi tornare, in chiusura, su prospettive di scenario generale nei termini che seguono: � Nella situazione attuale, sullo sfondo di crescenti rischi e minacce per noi, la decisione della Russia di condurre un'operazione militare speciale è stata forzata. Difficile, certo, ma forzata e necessaria. Questa è la decisione di un Paese sovrano, che ha il diritto incondizionato, basato, tra l'altro, sulla Carta delle Nazioni Unite, di difendere la propria sicurezza. Una decisione volta a proteggere i nostri cittadini, residenti nelle repubbliche popolari del Donbass, che per otto anni hanno subito il genocidio del regime di Kiev e dei neonazisti che hanno ricevuto la piena protezione dell'Occidente. L'Occidente non solo ha cercato di attuare lo scenario �anti-Russia�, ma ha anche guidato uno sviluppo militare attivo del territorio ucraino, letteralmente pompando l'Ucraina con armi e consiglieri militari. Continua a farlo anche adesso. Ad essere onesti, nessuno presta attenzione allo sviluppo dell'economia, al benessere delle persone che ci vivono, semplicemente non gliene frega niente, in alcun modo, mentre ci sono soldi per creare una NATO punto d'appoggio nell'Est, diretto contro la Russia, per coltivare aggressività, odio e russofobia�.





E ancora: �La sovranità nel XXI secolo non può essere parziale, frammentaria. Tutti i suoi elementi sono ugualmente importanti, si rafforzano e si completano a vicenda. Pertanto, per noi è importante non solo difendere la nostra sovranità politica e identità nazionale, ma anche rafforzare tutto ciò che determina l'indipendenza economica del Paese, la sua indipendenza e autonomia finanziaria, personale, tecnologica. [�]La velocità e la portata dei cambiamenti nell'economia globale, nella finanza e nelle relazioni internazionali sono in aumento. Il passaggio dalla globalizzazione a un modello di crescita multipolare sta diventando sempre più evidente. Indubbiamente, la formazione e la nascita di un nuovo ordine mondiale è un processo difficile. Dovremo ancora affrontare molte sfide, rischi e fattori che sono persino difficili da prevedere, e da prevedere oggi. Ma è ovvio che le regole per il mantenimento del nuovo ordine mondiale saranno stabilite da Stati forti e sovrani, quelli che non si muovono lungo la traiettoria già delineata da qualcuno. Solo Stati forti e sovrani possono dire la loro in questo ordine mondiale che sta nascendo ex novo, oppure sono destinati a diventare o a rimanere una colonia priva di diritti. È necessario impegnarsi per andare avanti, cambiare, sentire il respiro dei tempi e mostrare volontà e determinazione nazionale per questo. La Russia sta entrando nell'era a venire come un potente Paese sovrano. Useremo sicuramente le nuove colossali opportunità che il tempo ci offre e diventeremo ancora più forti�.





Depurate dai debiti all'ideologia e alla propaganda, queste sono le idee, e le ambizioni, russe. Che, ad avviso di Putin, in nessun modo intendono danneggiare gli interessi europei. Chi si illude di poterle logorare attraverso il sacrificio ucraino, o ignorare, scherza con il fuoco. Ed è urgente convincerlo a smettere.





Marco Tarchi





i Ci riferiamo in particolare al titolo del libro edito da Ideazione che Domenico Fisichella ha dedicato nel 1998 a �La critica da Destra alla democrazia�, ma la formula è stata ripresa in altre sedi, come il ciclo di incontri della Fondazione di Piacenza e Vigevano del 2019-20, che hanno visto come relatori Massimo Cacciari, monsignor Vincenzo Paglia, Massimo Fini e Alessandro Barbero, o un articolo recente dello psicologo Ugo Morelli.





ii Ampi estratti del discorso sono stati pubblicati nei Minima Cardiniana, il blog curato dallo storico Franco Cardini, numero 383/3 del 20 giugno 2022.






Autore: Marco Tarchi
Foto:
Rivista: Diorama 368
Fonte: https://
Data pubblicazione: 3 dicembre 2022

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